Passione Azzurra - Il Forum Ufficiale dei Tifosi Napoletani

Posts written by ·Ichigo·

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    Napoli - Umberto Chiariello interviene a Canale 21 al termine di Napoli-Torino:

    "Diventa sempre più difficile commentare questo Napoli. Buio più buio che non si può, buio assoluto. Napoli osceno con la Lazio, ma questa sarebbe un complimento. Primo tempo scandaloso e secondo tempo ancor più scandaloso, fino a che non si è acceso l’unico che veramente ama questa maglia. Insigne non ha giocato bene, ma nel finale ci ha messo cuore e classe evitando una catastrofe con un gol straordinario. Quel gol però non può essere l’alibi dietro cui nascondersi. Il Napoli stava perdendo la terza partita consecutiva con zero gol fatti e per la seconda volta stava facendo una partita senza idee e ritmi, una partita tra scapoli e ammogliati. L’Inter prende gol da tutti, solo il Napoli non è riuscito a fargli gol. Dopo il ricorso vinto e la sconfitta della Juventus il Napoli doveva dare una risposta. Giamapolo è inadeguato e ci ha aiutato levando Belotti. Gattuso è ancora in grado di portare una squadra in questo campionato anomalo e dopo un grande mercato? Basta parlare di rinnovo di contratto fino a fine stagione, ammesso che ci si arrivi con Gattuso fino a fine stagione. Rivedo Ancelotti bis ma in peggio, squadra allo sbando e senza idee. I giocatori non sanno cosa fare in campo, continuano a passare la palla indietro. Abbiamo riesumato Llorente, un giocatore morto e pensionato calcisticamente, gli abbiamo fatto una passata di spirito".
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    Se esiste un punto di non ritorno, è stato toccato all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli. Un paziente Covid, un uomo di 58 anni, un negazionista, ricoverato in grave insufficienza respiratoria, si è strappato la macchina per la ventilazione non invasiva a cui lo avevano attaccato per permettergli di respirare. L’uomo - come ha raccontato oggi un medico ad Agorà - ha cominciato a insultare medici e infermieri che lo avevano appena curato al grido di “assassini” e delirando: “Voi mi volete uccidere, io non ho il Covid, io sto benissimo e adesso me ne vado.” Non appena si è alzato, si è sentito ovviamente male, costringendo medici e infermieri a soccorrerlo nuovamente. “Tutto il personale ospedaliero è sotto una pressione pazzesca, lavorano incessantemente con turni lunghissimi” ha raccontato la dottoressa, amareggiata. “Metterci tutta l’anima e tutta la scienza e poi venire anche maltrattati è una cosa molto pesante”. No. Questo non è affatto “il loro mestiere”. Questo non è più semplice negazionismo. Questo è uno schiaffo in faccia a tutti i malati, i parenti, a chi soffre, ai medici e agli infermieri che stanno dando la vita per salvare le persone, e in cambio si sentono pure dare degli assassini. Ringrazino di vivere in Italia, dove curiamo tutti, sempre, contro ogni evidenza. Ma - spiace dirlo - ci sono persone che davvero non lo meriterebbero. Di @lorenzotosa A me viene da vomitare.

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    Ultime calcio Napoli - L’agente di Fabian Ruiz, Alvaro Torres, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Goal.com:

    Fabian Ruiz

    “Fabian è una persona con la testa sulle spalle, con una famiglia spettacolare, si lascia gestire, ascolta quello che gli si dice e c’è empatia reciproca. E oltre a questo c’è quello che fa in campo, che è top. Fabian è il cliente che tutti vorrebbero avere. È molto generoso con noi, c’è una familiarità assoluta e tutte le decisioni diventano molto più semplici. Futuro? Dobbiamo vivere il presente. Fabian è titolare e un giocatore importante nel Napoli e nella Nazionale spagnola e credo che sarà ancora più importante per entrambe. Giocherà molti altri anni nella Selección. A Napoli è molto contento e ha voglia di vincere dei trofei. Il rinnovo, che era stato programmato, è in standby da tempo e non ci sono stati passi avanti. Quando si concluderà questa stagione gli rimarranno solo due anni di contratto”.
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    A Radio Goal, in diretta su Kiss Kiss Napoli, è intervenuto Ciro Venerato, collega RAI. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli24.it:

    "Milik all'Inter e Vecino al Napoli? Al momento non ci sono le possibilità economiche per l'Inter di prendere Milik che piace a Conte. Il Napoli chiede 15 milioni, trattabili. Il calciatore chiede 4 o circa 4.5 mln e queste cifre sono impraticabili per l'Inter. Se a gennaio l'Inter riesce a vendere giocatori in sovrannumero e il Napoli scende il prezzo tutto può essere fattibile. Ad oggi non ci sono le condizioni. Vecino potrebbe interessare al Napoli indipendentemente da Milik, il Napoli vuole capire come sta fisicamente e potrebbero apririsi degli scenari ipotetici nel caso in cui il Napoli venda uno tra Demme e Lobotka. Impossibili per il Napoli nomi come Eriksen e Nainggolan. Osimhen? Gioca Mertens al suo posto, Petagna giocherà col Rijeka".
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    Io rido, perchè De Laurentiis è riuscito nell'intento di trasformare in passato tutti i tifosi del Napoli in commercialisti, ed ora in giuristi. Abbiamo i tifosi più istruiti d'Europa.
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    La colpa non è loro, così come non lo era di Jorginho e Inler anni ed anni fa. L'unica colpa da poter attribuire a Diego Demme e Stanislav Lobotka è quella di essere cresciuti calcisticamente senza la propensione a giocare a due, davanti la difesa. Il 4-2-3-1 è delicato come modulo proprio perchè in quel '2' ci vanno calciatori adatti, calciatori che abbiano determinate doti. E Demme e Lobotka non ce l'hanno. Demme è un calciatore che nel Lipsia giocava da interno di centrocampo o da vertice basso in una linea a tre. Lobotka nel Celta era un metronomo con spiccate doti tecniche che gli permettevano di far girare rapidamente il pallone.

    NESSUNO dei due è Bakayoko, così come quel Jorginho non era David Lopez nè Behrami. Eppure il valore assoluto dell'attuale centrocampista del Chelsea, già all'epoca, era nettamente superiore a quello dei suoi colleghi, ma in quella zona di campo faceva fatica non avendo corsa, fisicità e capacità d'interdizione. A questo Napoli di Bakayoko ne sarebbero serviti almeno due, se non tre. E' l'unico, tra i centrocampisti in rosa, a poter giocare in quel ruolo. Il resto si adatta.

    SI ADATTA Fabian, si adatta Zielinski, si adatta Elmas e si adattano anche Demme e Lobotka. Forse il tedesco, rispetto al collega, è più consono a recitare quel ruolo, ma per Lobotka si tratta solo di minuti di sofferenza. Se davvero si vorrà insistere su questo schema bisognerà correre ai ripari a gennaio e servire a Gattuso ciò di cui ha bisogno. Un altro Bakayoko, magari non così forte, ma serve uno che possa alternarsi con lui. E a questo punto fare anche delle scelte tra i vari centrocampisti che ci sono.

    di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)
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    Barelle da campo usate per i pazienti al pronto di Rivoli: la denuncia di Nursind

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    Barelle da campo appoggiate a terra usate per i pazienti nel pronto soccorso dell’ospedale di Rivoli. Hanno trascorso così la notte due pazienti in attesa di un posto letto e di cure adeguate. La denuncia arriva dal sindacato Nursind degli infermieri che correda con una foto che neanche in situazioni di emergenza come alla prima ondata si sono visti.

    “Pazienti covid per terra, percorsi sporchi puliti riadattati dal personale, lavori mai fatti, territorio inesistente e assunzioni che dovevano arrivare prima. Nella foto il riassunto delle drammatiche condizioni della sanità Piemontese. Non abbiamo più parole – dichiara il NURSIND il sindacato delle professioni infermieristiche -. Invochiamo l’aiuto urgente del Governo”.

    Il direttore generale dell’Asl To3 replica alle immagini accusando un afflusso eccezionale data dalla chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Martini di Torino. Le due pazienti sono state sistemate dopo un paio di ore in reparto dove si stavano preparando per loro i letti.

    “Non nego che ci siano difficoltà- dichiara il direttore generale dell’ASL TO 3 Flavio Boraso – in questo periodo non c’è Pronto Soccorso che non sia in affanno, mi chiedo però se si preferisca chiuderli mandando definitivamente “sott’acqua” i Dea di altri ospedali o restare aperti, accettando tutti, pur con qualche disguido. Io credo che sia meglio tenere aperto e dividersi le difficoltà tra tutti, altrimenti a rimanere penalizzati saranno i cittadini. E ritengo questo attacco mediatico strumentale”.

    Famiglia in quarantena Covid senza soldi per la spesa, carabiniere preleva al bancomat per loro



    Fino a quando hanno potuto, hanno pagato coi contanti che avevano in casa, ma quei soldi dopo due settimane di quarantena sono finiti e loro non sapevano come continuare a fare la spesa. Così hanno chiesto aiuto ai carabinieri, spiegando di quell'attesa e dell'impossibilità di acquistare da mangiare. La soluzione è arrivata proprio dall'Arma: il comandante della stazione è andato a casa loro, si è fatto consegnare il bancomat e, poco dopo, è tornato coi contanti.

    La storia arriva da Capodimonte, nella zona collinare di Napoli, ed è quella di una famiglia che da circa 15 giorni è in isolamento: marito e moglie di 71 e 65 anni e la loro figlia, risultati positivi, sono in attesa del secondo tampone e non possono quindi uscire di casa. In quarantena ci sono finiti all'improvviso, dopo aver scoperto della positività, e non hanno pensato, comprensibilmente, a ritirare grosse somme di denaro, sperando che la situazione si risolvesse nel giro di pochi giorni. Dopo due settimane, però, il via libera ancora non è arrivato. In questo periodo hanno chiesto alle attività commerciali della zona di consegnare la spesa a domicilio, ma quando sono terminati i contanti non hanno potuto più pagare e si sono trovati in difficoltà.

    L'uomo ha deciso allora di chiedere aiuto ai carabinieri. Ha contattato la stazione di Capodimonte e ha raccontato la situazione al comandante, di cui aveva massima fiducia, sperando che potesse trovare una soluzione. Il militare, con le dovute precauzioni, si è fatto consegnare la tessera del bancomat e il pin e ha prelevato per loro la somma richiesta, riportando poco dopo i contanti e dando modo alla famiglia di attendere con meno preoccupazioni l'esito del tampone.

    I messaggi di Tullio, morto di Covid, alla moglie: “Mi faccio intubare, se va male vi seguirò da lassù”



    “Ho finito l'acqua, domani come faccio?” “Mi sono inventato un alfabeto morse per chiedere aiuto. Dopo un'ora è venuto uno che lo conosceva”. “Il problema è la maschera, è piccola per me, mi fa male ai denti”. Sono i messaggi di Tullio Flamini, operaio di 63 anni di Corso Garibaldi, a sua moglie Sofia, inviati dal letto del Padiglione M per i pazienti Covid all'Ospedale Cardarelli di Napoli. Tullio è stato ricoverato il 28 settembre scorso ed è morto l'8 ottobre. La sua purtroppo molto simile alla storia di tanti altri morti in ospedale causa del virus: solitudine e pochissime e intempestive comunicazioni ai familiari che non possono accedere ai reparti.

    Tra i suoi ultimi messaggi prima di essere intubato scrive alle figlie: “Vi voglio bene, se la cosa si mette male, dovete essere tutti uniti con vostra madre. Io poi vi seguirò dall'alto. Sono troppo stanco. Un bacione a tutti”. Dopo la scomparsa del marito, Sofia, che è infermiera all'Ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli, ha deciso di rendere pubbliche le conversazioni con Tullio, che nei giorni del ricovero ha continuato a mandare messaggi alla sua famiglia, chiedendo aiuto, confidando le sue preoccupazioni anche per piccole cose, come un sorso d'acqua, o raccontando le sue giornate: la ricerca di un modo per comunicare con infermieri e medici, per richiamare l'attenzione ticchettando con le dita o per farsi capire con lo sguardo da sotto la maschera dell'ossigeno.


    Sofia, perché ha voluto raccontare questa storia?

    “Perché questo sistema è disumano, si lasciano i parenti senza informazioni per giorni. Io non ce l'ho con i medici o gli infermieri, che sono stremati dall'emergenza e sono degli eroi. Ma è l'organizzazione che non funziona. Le istituzioni hanno gestito male questa seconda ondata, che si poteva prevedere. Il personale è poco, molti sono giovani alla prima esperienza. I pazienti spesso si sentono soli e abbandonati. Ho fatto portare mio marito in ospedale perché volevo che stesse meglio, ma non l'ho visto più. L'ho rivisto dopo 10 giorni chiuso in un sacco nella sala mortuaria e non gli ho potuto dare neanche un ultimo abbraccio. Non mi sembra vero che non ci sia più. Non riesco a metabolizzare la sua scomparsa. Io sono un'infermiera. Sono a contatto tutti i giorni con la morte. Ma non riesco a togliermelo dalla mente, ho vissuto la sua in diretta. Adesso voglio liberarmi da questo dolore che ho dentro e fare qualcosa per gli altri”.

    In che modo?

    Far capire alla gente che non ci crede e ride del Coronavirus che non è così, che esiste e uccide anche chi non è anziano. Spero che i messaggi di mio marito possano aiutare a migliorare le condizioni di questi poveri ammalati di questo mostro invisibile, affinché siano più seguiti, anche se c'è l'emergenza. Queste persone sono vigili, anche se sotto la maschera dell'ossigeno, non sono in coma, vedono e sentono tutto, anche se non possono parlare”.

    Cosa le raccontava suo marito del ricovero?

    Mio marito era cosciente, usava il cellulare, ci mandava messaggi. Mi chiedeva poche cose: un panno per bagnarsi la bocca. Ma non sono riuscita ad aiutarlo. Ha vissuto giorno per giorno la malattia. Ha visto la morte avvicinarsi e quando si è reso conto di non potercela fare ha scritto un messaggio a me e alle mie figlie per darci l'ultimo saluto. Un gesto d'amore che non si può dimenticare. Sono stata pomeriggi interi al telefono ad aspettare che mi rispondessero dall'ospedale. Alla fine due parole: “Stazionario, né peggiorato né migliorato”. Ho ricevuto solo una telefonata il 7 ottobre per il ritiro degli effetti personali. Dicono che è la prassi chiamare di sera. Poi il mattino dopo, con un'altra telefonata, mi hanno detto che era in obitorio. L'abbiamo trovato là in un sacco, senza poterlo vedere”.

    Come pensa che potrebbe aver contratto il Coronavirus?

    “Mio marito era molto prudente, indossava sempre la mascherina e manteneva il distanziamento. L'unica occasione in cui è stato in mezzo alle persone è stata il 20 settembre, quando ha fatto il rappresentante di lista per le elezioni regionali nella Sezione di Foria. Mi ha raccontato che diverse persone avevano la tosse. Ma non so se l'ha contratto lì. Ha cominciato però ad avere i primi sintomi verso il 25 settembre”.

    Che tipo di sintomi?

    “Uno stato di malessere. Si sentiva stanco. Non aveva voglia di mangiare. Lui è sempre stato forte. Soffriva però di diabete e aveva un bypass all'arteria femorale. Ma camminava molto. Ultimamente però era un po' debilitato perché aveva un impianto ai denti che gli dava dei problemi e stava prendendo l'Oki. Anche per questo all'inizio non ho pensato che fosse Covid. Quel giorno mi aveva chiesto di andargli a prendere il colluttorio. Quando sono tornata a casa l'ho trovato accasciato a terra, ho visto col saturimetro che l'ossigeno era basso e ho chiamato subito l'ambulanza che l'ha portato al Cardarelli. Quando sono arrivata in ospedale l'avevano già messo in isolamento nel reparto Covid alla Palazzina M.
    Non mi hanno fatto entrare e da allora non l'ho più visto. Aveva però con lui il cellulare e ci ha continuato a messaggiare. Aveva la maschera di ossigeno e diceva che cercava di farsi capire a gesti e con gli occhi. Ci hanno detto che è deceduto per arresto cardiaco. Era una persona educata e intelligente, non riesco a darmi pace”.

    Voi cosa avete fatto poi?

    “Dopo il suo ricovero nessuno ci ha chiamati per dirci che dovevamo metterci in quarantena. Sono stata io ad avvisare il mio medico curante e tutti i miei conoscenti con cui ho avuto contatti. Alle mie figlie ho fatto fare il tampone privatamente. E siamo tutti negativi”.

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    Calciomercato Napoli - Gerard Deulofeu, attaccante passato all'Udinese dopo l'esperienza al Watford, ha parlato alla Gazzetta dello Sport tornando anche sull'estate di mercato: "Tornare al Milan era un'opzione come lo è stata il Napoli e altre big. Poi si è deciso per Udine perché io ho bisogno di giocare con continuità, stare in panchina non mi piace. Se non gioco non sono felice". Ora però deve sfidare il proprio passato rossonero: "Sono convinto che se giochiamo con intensità, possiamo vincere anche perché dobbiamo fare punti".
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    Intanto in Basilicata:

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    COMUNICATO IMPORTANTE
    Sappiamo che ci sono famiglie, persone sole, in grosse difficoltà economiche. Non possiamo e non vogliamo stare a guardare. Ogni giorno tonnellate di cibo invenduto finiscono nella spazzatura. Da oggi il nostro ristorante dalle 18.00 alle 18.30 dopo la chiusura e nella massima discrezione, a chiunque si presenti perché in difficoltà REGALA in vaschette da asporto il non venduto della giornata. E se casomai avessimo venduto tutto, nessuno andrà via a mani vuote.
    Vi chiediamo la cortesia di dare a questo messaggio la massima condivisione.
    Vi ringraziamo
    Linda e Salvatore

    CITAZIONE
    Cari Amici, è spaventoso il grido di aiuto che ci è giunto da centinaia di famiglie. Non ci aspettavamo tanta sofferenza e così tante persone in difficoltà. Ringraziamo le tantissime associazioni che ci hanno a loro volta ringraziato e aiutato. Invitiamo tutti i ristoranti, come hanno già fatto i ristoranti Burbaka e Verdecrudo, ad aiutare quante più famiglie e' possibile e speriamo con tutto il cuore che a nessuno manchi mai il cibo a tavola. Noi siamo solo una goccia in un mare di disperazione.
    Linda e Salvatore e tutto lo staff di Crusco's

    CITAZIONE
    Il mondo deve sapere quanta sofferenza esiste!!! Siamo a Potenza, in Basilicata, in Italia!!!!
    Non possiamo, non dobbiamo girare la testa dall'altro lato. Vi ringraziamo per i tanti attestati di affetto, ma al contempo speriamo che quello che stiamo facendo con tutto il nostro cuore spinga tutti voi a fare qualsiasi cosa per aiutare chi è in difficoltà, altrimenti sarà una catastrofe umanitaria!!!
    Da noi a voi...GRAZIE!!!!

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